Fonte articolo: La Repubblica 

 

 

La quarantena può modificare il bioritmo e provocare ansia, incidendo sulla qualità del sonno. Un’indagine fotografa com’è cambiato il riposo degli italiani negli ultimi due mesi

L'isolamento domestico ha sconvoltola nostra quotidianità, modificando drasticamente ritmi e abitudini. Moltissimi italiani hanno ridotto attività fisica ed esposizione alla luce solare; l'orario dei pasti e del coricamento è spesso ritardato. Nel loro insieme, questi ingredienti formano una miscela esplosiva per la qualità del sonno: c'è chi fatica ad addormentarsi e chi sperimenta risvegli anticipati. Chi combatte la spossatezza con frequenti pisolini diurni e chi ricorre all'aiuto farmacologico pur di chiudere occhio. Un'indagine condotta dall'Associazione italiana per la ricerca e l'educazione nella medicina del sonno (Assirem) fotografa com'è cambiato il sonno degli italiani prima e dopo la quarantena.

L'indagine, condotta tramite un breve questionario online, e diffuso sui social network dell'associazione, ha coinvolto oltre mille persone; sebbene nell'indagine si osservi una tendenza al ribasso, la media delle ore totali di sonno non è variata significativamente. Tuttavia, i dati rivelano che durante la quarantena le persone si sono coricate mediamente 1-2 ore più tardi rispetto a quanto facessero prima. Oltre ad andare a letto più tardi, la metà di coloro che prima si addormentavano in meno di 16 minuti hanno impiegato più tempo e sono aumentati di molto quelli che sono rimasti a guardare il soffitto per più di un'ora prima di assopirsi.

Risveglio tardivo

Ancora più evidente è il ritardo con il quale le persone si sono alzate la mattina, oltre 1 o 2 ore più tardi. La percezione soggettiva della qualità di sonno appare peggiorata con il dimezzamento delle persone che dichiarano una qualità di sonno molto buona e una forte riduzione di quelle che prima dell'emergenza la ritenevano abbastanza buona. Di conseguenza, più della metà delle risposte, durante l'emergenza, indicano una qualità di sonno cattiva o molto cattiva. A conferma del peggioramento, circa 3 persone su 4 hanno detto che durante l'emergenza si sono svegliate nel mezzo della notte o al mattino presto almeno una volta a settimana, mentre prima erano circa 2 su 5.

Brutti sogni

Un po' come avviene nelle persone che soffrono di un disturbo post traumatico da stress, la quarantena ha reso più agitate le notti di molte persone. Coloro che ricordano di aver fatto brutti sogni almeno una volta a settimana erano poco più di una su 10 prima dell'emergenza ma sono divenute più di 2 su 10 dopo. "I traumi non sono limitati a esperienze di guerre o a incidenti. Le incertezze economiche e il timore del virus possono provocare stati d'ansia ingigantiti dall'isolamento sociale, innescando un'insonnia tutt'altro che transitoria" afferma il neurologo Raffaele Ferri, presidente di Assirem, notando come per alcune persone la fine della quarantena potrebbe non coincidere con il ritorno alla normalità: "la presenza di un disturbo del sonno va monitorato e seguito con attenzione per prevenire possibili conseguenze a lungo termine sulla salute delle persone e la cronicizzazione di alcuni di questi disturbi".

Aumento del 6% dell'uso dei sonniferi

Anche se meno evidente, il periodo dell'emergenza ha fatto aumentare del 6% il numero delle persone che ha avuto bisogno di un farmaco per dormire per 3 o più volte a settimana, mentre quelle che non ne hanno mai assunti sono diminuite di quasi il 10%. "Il ricorso ai farmaci, soprattutto se basato sul fai-da-te, può rivelarsi un palliativo più che una soluzione. È opportuno correggere anche le cattive abitudini" riprende Ferri, ricordando come Assirem abbia elaborato un opuscolo di consigli dedicato. Un buon sonno è essenziale per il nostro benessere fisico e mentale. Soprattutto durante una pandemia.

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