Durante le mestruazioni le donne perdono molto sangue e, di conseguenza, si abbassa anche la quantità di ferro presente nell'organismo. Nel caso di flusso mestruale abbondante può esserci il rischio di una carenza importante, che può sfociare in anemia sideropenica. Ecco le analisi da fare per tenere sotto controllo i livelli di ferritina e come integrare il ferro il maniera naturale, con l’alimentazione.

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Perché il ferro è importante per l’organismo

Il ferro è un minerale molto importante per l'organismo, indispensabile per il trasporto dell'ossigeno ai tessuti e per la formazione e la funzione di alcuni enzimi. Inoltre è un costituente dell'emoglobina, che trasferisce l'ossigeno dai polmoni ai tessuti periferici attraverso il sangue, e della mioglobina, che assolve allo stesso compito nel tessuto muscolare.

I livelli di ferro nell’organismo che rientrano nei parametri fisiologici variano dai 53 ai 167 mcg per decilitro di sangue negli uomini e dai 49 ai 151 mcg/dl nelle donne.

Assicurare all'organismo il giusto apporto di ferro e la sua corretta assimilazione è quindi fondamentale per la salute, soprattutto in quelle situazioni in cui si perde molto sangue.

Quando si ha il ciclo il ferro si abbassa: perché?

Il ciclo mestruale è un complesso orologio biologico regolato da una serie di ormoni prodotti dalle ovaie, in seguito a stimoli provenienti da due strutture del cervello: l'ipofisi e l'ipotalamo.

A causa di questo "ciclo", ogni mese donne e ragazze hanno perdite di sangue dai genitali, meglio note come mestruazioni. Durante il flusso mestruale, lo sfaldamento della parete uterina interna (endometrio) e la conseguente emorragia portano alla perdita di sangue e quindi alla diminuzione del ferro in esso contenuto.

E ciò può portare a forme di anemia da carenza di ferro.

 

Sintomi della carenza di ferro

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità in tutto il mondo almeno 600/700 milioni di persone soffrono di ferro basso. In Europa il 20% delle donne in età fertile avrebbe la necessità di integrare le riserve di ferro. Inoltre, sempre secondo l’OMS, la carenza di ferro deve considerarsi accertata (diagnosticata) quando i valori di emoglobina nel sangue sono al di sotto di 12 grammi per decilitro (g/dL) nelle donne e di 13,4 g/dL negli uomini.

I sintomi dell’anemia da carenza di ferro (sideropenica) sono molteplici: alcuni hanno caratteristiche comuni a tutte le forme di anemia, altri sono tipici della carenza di ferro.

Poiché il ferro è un componente essenziale non solo dell’emoglobina, ma anche di un gran numero di sostanze che favoriscono e aumentano la velocità delle reazioni chimiche (enzimi) e sono coinvolte in altri processi metabolici, bassi livelli di ferro possono provocare una riduzione del metabolismo energetico in generale.

La gravità dei disturbi causati da questo tipo di anemia dipende da diversi fattori: i livelli di ferro circolante nel sangue, la quantità contenuta nelle riserve dell’organismo, l’età della persona, la contemporanea presenza di altre malattie, la velocità con cui si sviluppa l’anemia e la sua eventuale permanenza nel tempo (cronicizzazione).

I più comuni sono:

  • un rendimento meno efficiente;
  • mal di testa;
  • pallore;
  • necessità di dormire di più;
  • mancanza di appetito;
  • sensazione di freddo;
  • crampi muscolari, fastidi articolari;
  • irritabilità;
  • vertigini o nausea.

Carenza di ferro e mestruazioni: cosa controllare?

La durata del ciclo mestruale è molto variabile da persona a persona e, generalmente, è compresa tra 24 e 35 giorni. Quando la sua durata è uguale ogni mese, a prescindere dal tempo intercorso tra le due successive mestruazioni, il ciclo viene detto “regolare”. Quando invece, la durata degli intervalli varia di mese in mese, passando da cicli molto brevi a cicli molto lunghi o assenti (amenorrea), viene definito “irregolare”.

La quantità di sangue perso durante il flusso mestruale distingue invece un ciclo definito abbondante da un ciclo normale oppure scarso.

È proprio nel caso di ciclo abbondante che occorre prestare attenzione ai livelli di ferro persi, per evitare di andare incontro a casi di anemia.

Secondo le linee guida, per una corretta diagnosi di anemia sideropenica è bene valutare diversi esami del sangue per determinare i livelli di ferro nel sangue. Gli esami più comuni sono:

  • Emocromo: è un esame del sangue completo, che determina la quantità dei globuli rossi, nonché diversi altri parametri del sangue.
  • Sideremia: è come viene chiamato il ferro nelle analisi del sangue e rappresenta il ferro di passaggio nel sangue. I valori di riferimento sono molto variabili in base al sesso, all’età, al performance status del soggetto e ad altre caratteristiche.
  • Transferrina o TIBC: è la proteina di trasporto del ferro. Chi soffre di anemia sideropenica presenta una gran quantità di transferrina che non trasporta il ferro.
  • Ferritina: è l’esame più utile perché rappresenta le riserve di ferro e dà al medico indicazioni fondamentali sulla quantità di ferro da implementare.

 

Come integrare il ferro durante il ciclo mestruale

L’approccio migliore per ripristinare i fisiologici valori di ferro è senz’altro quello di adottare una dieta varia e bilanciata.

Qualora la carenza non sia eccessiva, si potrà riportare a livelli fisiologici favorendo l’assunzione di alimenti ricchi di ferro eme come la carne, il pesce e i crostacei, il tuorlo d’uovo e le frattaglie oppure favorire l’assorbimento del ferro non eme contenuto negli alimenti di origine vegetale come i legumi e la frutta secca.

Un metodo per assimilare meglio il ferro di questi alimenti è l’associazione con alimenti ricchi in vitamina C e la riduzione di alimenti che “sequestrano” il ferro come i fitati degli ortaggi a foglia verde, l’eccesso di fibra e i tannini di tè verde e caffè.

I LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) stabiliscono un fabbisogno di circa 10 mg di ferro al giorno per gli uomini e di 18 mg al giorno per le donne; valore che, in determinate condizioni, può aumentare fino a 30 mg, come per esempio in gravidanza.

In particolare, possono essere a rischio di carenza di ferro nel sangue le donne in età fertile, gli sportivi e le persone colpite da disturbi intestinali da malassorbimento o da intolleranze alimentari.

Valutare l’apporto di ferro tramite le classiche tabelle nutrizionali non è semplice, infatti queste riportano il contenuto in ferro in mg per 100gr di alimento. Tuttavia occorre sempre ricordare che l’assorbimento del ferro eme (alimenti di origine animale) si aggira sul 25%, mentre quello del ferro non eme (alimenti di origine vegetale) è molto più basso e variabile, attorno al 2-13% del totale.

Per fare qualche esempio:

 ALIMENTO  mg di ferro su 100gr di alimento
 Milza di bovino  42
 Fegato di bovino  18
 Cacao amaro  14,3
 Crusca di frumento  12,9
 Caviale  11,8
 Fagioli borlotti essiccati  9 
 Lenticchie essiccate  8 
 Pistacchi  7,3
 Uova di gallina  6,3
 Ostriche/vongole  6
 Fiocchi di avena  5,2
 Lievito di birra  4,9
 Grano saraceno  4
 Spinaci bolliti  2,2
 Ceci essiccati  2,2
 Carne bovina  1,9
 Piselli  1,7
 Riso integrale  1,6
 Farina di frumento  1,5
 Prosciutto crudo  1,4
 Tonno  1,3

Quando non è possibile soddisfare i fabbisogni con la sola alimentazione, è possibile assumere integratori alimentari.

Come scegliere gli integratori alimentari per carenza di ferro

Talvolta, nella formulazione degli integratori, si tende a usare dosi massicce per raggiungere alti livelli di micronutrienti. Nel caso del ferro, ad esempio, dosi elevate possono portare ad irritazione intestinale, a costipazione o altri disturbi. Per questo motivo è bene assumere integratori alimentari contenenti ferro sotto forma di gluconato ferroso che è una forma biodisponibile e che è quindi possibile inserire in quantitativi minori rispetto ad altre forme meno assimilabili.

Quando si fa il paragone tra due integratori è bene quindi soffermarsi sulla qualità degli ingredienti piuttosto che sulla mera quantità.

Scopri la linea Salus di integratori alimentari specifici per chi ha una carenza di ferro.

 


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